Piove così forte che sono costretta a prendere la metropolitana dall’Acropoli a Piazza Syntagma; un signore sulla quarantina mi offre un passaggio sotto al suo ombrello rotto, parliamo in francese, lui viene dall’Algeria e lavora in un’agenzia turistica. E’ profondamente triste e credo che la sua sia una richiesta di aiuto, più che un’offerta. Vorrei ricambiare il favore e lui mi chiede di fargli pubblicità, mi lascia i suoi biglietti da visita. In prossimità di un incrocio si blocca il traffico: un uomo alla guida di un furgoncino non riesce a passare perché qualcuno ha parcheggiato in divieto di sosta. Qualcosa di molto strano attira la mia attenzione, perché dietro al furgoncino è stata montata una struttura di circa due metri per tre, una specie di enorme gabbia e dentro ci sono sua moglie e quattro bambini. E’ terribile. Ovviamente non fotografo, accanto a me invece, un reporter tedesco prende il suo iphone sei di ultima generazione e scatta una bella foto.
Cinque anni fa fotografavo la Settimana Santa di Enna per la prima volta, nel disperato tentativo di ancorarmi alla terra siciliana. In Via Roma incontrai un fotografo sulla cinquantina, lo intravedevo nella nebbia: era l'unico con al collo due Leica analogiche e si muoveva con calma e rispetto; tra fotografi si riconoscono subito tutte le categorie: eliminando gli amatori si capisce subito che genere di fotografo sei, se hai tatto e delicatezza o se sei più grintoso e deciso. E' un'emanazione della personalità ed è determinante per ogni scatto. C'era una tipica nebbia ennese ed eravamo d'accordo sul fatto che fosse molto fotogenica. Panos parla un italiano perfetto: ha vissuto a Firenze e a Milano negli anni settanta e, come molti greci, è un buon poliglotta. Come molti greci è aperto e ama parlare con le persone.
Oggi il "nuovo" governo di Tsipras si è insediato. Tra pochi giorni giurerà e verranno annunciati i ministeri. Io continuo ad ascoltare i greci e cerco di capire. Panos mi recupera in piazza Syntagma mentre si scatena una tempesta. Viene dall'Università di Patrasso, dove ha insegnato per venticinque anni parallelamente all'attività in uno studio di architettura. "Ho pagato doppi contributi tutta la vita e mi avvio a ricevere una pensione ingiusta", mi racconta.
Per la prima volta in vita sua non ha votato: fa parte di quel 55% di greci che non ha voluto esprimersi e che ha stabilito il record di astensionismo greco.
"Come molti greci ho seguito con un entusiasmo la forte ascesa di Syriza e poi, si sa, noi greci siamo sentimentali con la politica... Ci abbiamo creduto in molti, anche se alla base degli intenti di Tsipras c'era un'utopia sin dall'inizio. Noi suoniamo e l'Europa balla, diceva qualche tempo fa, ma si sa: quando c'è del sentimentalismo è come in un rapporto di coppia: può succedere che ti si volti le spalle in un attimo e il tuo mondo precipiti."
Ciò che mi spiega Panos è che il peggio deve ancora venire, che il prezzo sempre più alto che i greci dovranno pagare è stato sempre rimandato, affossato, nascosto, anche dai precedenti governi. Certo ci sono già tasse pesantissime, soprattutto sulle proprietà e non c'è la libertà di comprare nemmeno un libro su ebay con la carta di credito. Si vede anche dai consumi che tutto è profondamente cambiato. "
Mi porta a vedere la parte alta di Atene: scendiamo dall'auto e ci troviamo davanti ad un panorama in tempesta. Atene comincia davvero a conquistarmi. L'acropoli illuminata di fronte a me, le nuvole nere basse che nascondono il porto e una distesa immensa di vita pulsante, bianca. Atene, Palermo, Napoli, Marsiglia…
Scendendo di qualche chilometro mi porta in un caffè storico che si chiama Filiou, un punto di incontro per giornalisti, artisti e professionisti di vario genere. Ci passa accanto un uomo alto e magro sulla settantina, mi dice che si tratta del giornalista Kostantinos Tzoumas.
"Ho votato a sinistra per tutta la vita. Credo che i greci abbiano capito ormai che vogliono qualcuno del popolo e per il popolo, al governo. Tsipras era certamente ben motivato in principio. La mia classe sociale sta sparendo e vedo tantissimi in situazioni molto difficili. A volte ti chiedono prestiti persone dalle quali mai te lo aspetteresti, gente che ha sempre avuto un'enorme dignità in queste cose. Sono i nuovi poveri anche loro."
Gli chiedo di suo figlio, 28 anni, ingegnere, disoccupato, in procinto di emigrare. "La mia generazione ha guadagnato molto, anche in nero. Non parlo di me in particolare, ma abbiamo ricoperto di soldi i nostri figli. Il risultato è stato un consumismo improvviso, invadente e al quale la nuova generazione era stata abituata. Ora devono fare marcia indietro, trasferirsi, resistere o usare i risparmi dei genitori. "
Parliamo del fatto che a volte questa crisi porti a delle piccole rivoluzioni culturali: la riscoperta di lavori artigianali, la capacità di reinventarsi e rimettersi in gioco, per necessità. Panos sostiene che la gente sia ritornata a parlare durante la crisi, ha rivisto il popolo confrontarsi sulla politica, scambiarsi davvero i pensieri, i problemi e le proposte.
Immagino quanto possa essere faticoso dover smettere di credere a un sogno. Saluto Panos e passo alla generazione dei suoi figli.